di Rossella Ahmed
Discorrendo amabilmente, si fa per dire, con i residuati del pensiero logico raccattati qua e là per la rete, ho avuto modo di identificare due grandi schieramenti, che nella vita politica del paese non esistono più da decenni ma che continuano a rimanere impressi nel subconscio di tanta parte della popolazione. Parlo ovviamente della caratterizzazione dei dissociati con cui mi capita di interagire.
Vi sono i disagiati di destra. Quelli cioè che ammirano Israele e la sua capacità di essere un mostro senza fottersene di nulla e di nessuno. Anche quando non elogiano apertamente il genocidio, forse per un residuo refolo di pudore, sotto sotto vorrebbero essere come i massacratori di Gaza, e vantarsi sul web di tirare pugni in faccia ai bambini. Perché è bello pestare la testa di un inferiore, dai. In Palestina come alle nostre latitudini. Una scarica di adrenalina come quando fai la voce grossa con il nero ad occhi bassi, nel bus, sgamato perché non aveva il biglietto mentre paghi prestazioni in nero ai ricconi e così, assieme, fottete lo Stato.
E vi sono i disagiati di sinistra. I campioni delle prese di distanza, dei dissociamenti compulsivi, dei capelli spaccati in otto, di tutto il repertorio di giustificazione e comprensione e legittimazione sempre e solo dei carnefici, mai delle vittime. Le quali sono sempre un po’ povere, non fanno yoga, non mangiano macrobiotico e non si occupano abbastanza delle questioni arcobaleno. Dei capricci di consumo per i ceti abbienti.
Per i primi, gli untermenschen non saranno mai come loro. Per i secondi, gli untermenschen dovrebbero diventare come loro. E tu, stranita, li leggi e desideri istantaneamente di essere divorata da un branco di lupi.
Poi vi sono i sottogruppi. La (pseudo) cultura in questo caso la fa da padrona. E vi giuro che è più facile contrastare un duro e puro degli schieramenti di cui sopra anziché chi abbia raccattato nozioni in giro per il web senza comprenderle e te le propali senza ritegno. Avete capito, amici, che la soglia personale di sopportazione e pazienza è stata abbondantemente superata. Rivendico il diritto di non essere più obbligata a leggere schifezze e farmi di conseguenza venire il sangue amaro.
Non si tratta di intolleranza ma di auto-difesa. “I mostri devono stare con i mostri”, come disse Troisi in un celebre sketch, e chi lo sia deve condividere il suo mondo mentale con chi possieda lo stesso enorme pelo sullo stomaco. La visione delle pietà di Michelangelo – in carne ed ossa, queste: made in Gaza, di tutte le fogge ed età ed a getto continuo – ha eroso grandemente la mia capacità di sopportazione. L’ha ridotta al lumicino.
Riconosco la totale incongruenza della mia fiducia nella natura di esseri umani che umani non sono e mi cospargo il capo di cenere.
Da oggi, li relego anch’io nel recinto dei mostri.