Rivista bimestrale di cultura e costume Registrazione presso il Tribunale di Roma nr. 170/2012 dell'11/06/2012

Appartenere, ovunque: l’altrove è casa

di Paolo Maragoni

Scoprire che casa non è un luogo, ma tanti luoghi. Non si tratta di impegnarsi in una ricerca, ma di scoprire l’accoglienza di un incontro inaspettato, o forse no.

A chi non è accaduto di sentirsi a casa in un luogo che non era casa?

Una volta, non ricordo quando e dove, ho letto questa frase: “Casa non è un luogo, ma una sensazione”. Era un tempo in cui non avevo ancora fatto certe esperienze intime con il mio essere. Poi, un giorno, mi trovavo all’estero per impegni di lavoro e ho avuto un déjà-vu: ero già stato in quel posto, vissuto quella situazione, visto quegli oggetti. E non volendo credere alla scienza, quando afferma che tali episodi sono dovuti a scherzi del nostro cervello, una sorta di flash epilettici, considero certi eventi: reminiscenze di vite passate.

Di solito, chi ama viaggiare fatica a pronunciare le parole: “Torno a casa”. Non solo perché vorrebbe che il viaggio durasse di più, neanche per il fatto che tornare a casa significa rendersi conto che tutto è come lo si è lasciato, in realtà il vero motivo è che il viaggio ha cambiato il viaggiatore: viaggiare ci cambia.

Il concetto stesso di casa inizia a dissolversi quando viaggi, quando ti allontani dalle radici che hai sempre conosciuto. Ci insegnano fin da piccoli che casa è dove sei nato, dove la tua famiglia risiede, dove hai costruito legami e dove, tra le quattro mura del tuo rifugio, tieni le cose che ti appartengono. Ma quando inizi a muoverti nel mondo, qualcosa dentro di te cambia. Capisci che quella definizione di casa è solo un punto di partenza.

Casa può essere ovunque, perché non è un edificio, non è un luogo fisso.

Casa può essere una strada che percorri in una città lontana: Milano, Bangkok, Buenos Aires. O quel caffè in cui ti fermi ogni volta che torni in un posto che hai amato. Casa è il prato dove ti sei sdraiato al sole durante un pomeriggio di ozio, un tratto di spiaggia che conosci così bene da poter chiudere gli occhi e sentirne il profumo, la sabbia che scivola tra le dita, la brezza che carezza la pelle. Casa è una sensazione che ti avvolge in posti che non immaginavi potessero accoglierti così.

Ho visitato diversi luoghi nella mia vita, ognuno con il suo carattere, le sue storie, i propri personaggi. Di rado ho fatto il bis, tranne in due posti: Firenze e l’Irlanda. La prima mi ha catturato per la sua irriverente e calma bellezza, la seconda perché è casa. Lo è stata dal primo istante in cui vi ho messo piede e ho sentito di appartenere a quella terra, come se ci fossi nato in qualche vita precedente. Le colline smeraldo, i cieli azzurri e grigi carichi di pioggia, i treni che scivolano lenti, le chiacchiere nei supermercati, i cimiteri agli incroci dei villaggi, il vento che sembra raccontare segreti dimenticati: tutto sussurra a una parte nascosta della mia anima.

C’è una strana magia che si sprigiona quando un luogo straniero ci risuona familiare. Non è solo la sensazione di già vissuto, ma qualcosa di più profondo: è come se quel luogo ci riconoscesse e ci aspettasse da sempre. Può capitare all’improvviso, in una stradina secondaria, tra le note di una canzone che risuona in un bar, o nel silenzio di una collina immersa nella nebbia. E quando accade, ti rendi conto che il concetto di casa non è statico, non è legato a mattoni o confini geografici. Casa è uno spazio dentro di noi, quegli attimi fugaci in cui tutto sembra perfettamente allineato: cuore, anima, mente: l’universo intero. E spesso, paradossalmente, questo accade quando siamo lontani da quello che abbiamo sempre chiamato casa. Forse, perché è solo mettendo distanza tra noi e le nostre radici che impariamo a conoscere davvero chi siamo, e dove apparteniamo.

In Irlanda, ogni cosa parla alla mia anima. Non c’è bisogno di parole per comprendere le persone, basta un loro saluto per sapere che sono del luogo. E il vento parla una lingua che già conosco, il profumo dell’oceano mi riporta a ricordi che non appartengono a questa vita, persino il verde infinito dei campi ha una voce, una vibrazione che mi fa sentire a casa. Non sono straniero, sono tornato. Tornato a un luogo che non ricordavo ma che mi conosce, mi accoglie, come un figlio lontano tornato dopo tanto tempo.

Spesso ci si chiede: cosa definisce una casa? È il calore di un abbraccio, il sapore di un piatto che sa di famiglia, il rumore delle chiavi nella serratura? Oppure è il sentirsi visti e accolti, senza spiegazioni, senza dover giustificare la presenza? La verità è che la casa è dove siamo in pace con noi stessi, dove le nostre inquietudini trovano riposo, dove possiamo essere autentici. Casa è dove porti il tuo tempio interiore.

Esiste una sorta di mistero che lega alcune anime a certi posti, inspiegabilmente, come se appartenessero a un ciclo eterno, come se quel posto fosse un vecchio amico che conosce tutte le loro storie, anche quelle non ancora vissute.

La verità è che, viaggiando, ho capito che non c’è una sola casa. Ce ne sono tante, sparse nel mondo, pronte a rivelarsi quando siamo pronti a riconoscerle. Sono quei luoghi che toccano corde profonde, che risvegliano qualcosa di antico e autentico. Non serve cercarli, saranno loro a trovarci, quando meno ce lo aspettiamo, e ci faranno sentire interi.

Viaggiare non è solo visitare posti nuovi. È anche scoprire frammenti di noi stessi che non sapevamo esistessero. E ogni volta che un luogo ci fa sentire a casa, è come se un tassello del nostro puzzle s’incastrasse nel giusto spazio. Così, con ogni viaggio, con ogni nuova casa, ci completiamo, arrivando più vicini a comprendere chi siamo davvero.

Ogni viaggio ci offre una diversa opportunità di sentirci a casa. Che sia un tramonto nel deserto del Sahara, una strada affollata di New York o il silenzio di una valle irlandese, c’è un momento, un attimo preciso, in cui senti che sei nel posto giusto. E non importa se quel luogo non ha un tetto, non ha pareti di mattoni o volti familiari: il calore che senti dentro è inconfondibile. È come trovare la chiave giusta per una serratura che pensavi di non poter mai aprire. Quando il meccanismo scatta, la porta si apre e senti quel click che amplifica qualunque emozione.

Viaggiare ci insegna che casa è ovunque siamo in pace con noi stessi. È un luogo che riconosce e abbraccia chi siamo diventati lungo il cammino. È un’energia che ci connette con il mondo e ci fa sentire protetti, anche a migliaia di chilometri da dove tutto ha avuto inizio. È lì che la nostra felicità prende forma, nelle coordinate di quei luoghi che ci fanno sentire a casa, ovunque esse siano.

Credo non esista un’unica casa, ma un’infinità di case che ci attendono nel mondo, pronte a farci sentire accolti e amati, proprio dove meno ce lo aspettiamo.