Rivista bimestrale di cultura e costume Registrazione presso il Tribunale di Roma nr. 170/2012 dell'11/06/2012

Nessuno tocchi l’arte

di Francesca Girardi

 Le guerre distruggono tutto, non soltanto le vite umane. Nel 1941 Palma Bucarelli, sovrintendente della Galleria Nazionale d’Arte Moderna, decide di proteggere il nostro patrimonio artistico battendosi con coraggio e determinazione….

 Spesso capita di visitare abitazioni appartenute a personaggi noti e importanti la cui fama ha invitato a custodire la casa e trasformarla in museo. Con Palma Bucarelli, accade il processo inverso. Il museo diventa la sua casa, perché l’arte è il suo vero amore.

Chi è Palma Bucarelli? Il suo nome forse lo si conosce ma, se non fosse così, vale la pena avvicinarsi a questa donna, esempio di tenacia e responsabilità. Virtù che ha saputo e, soprattutto voluto declinare nel suo lavoro: dirigere la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, dal 1940 al 1975.

Il 16 marzo 1910 Palma viene alla luce nella capitale e nel suo DNA si incontrano doti di raffinatezza ed eleganza, eredità lasciate dall’impronta materna, con un amore verso l’universo che si racchiude nella parola arte, tratto ereditato dal padre Giuseppe.

Palma dedica la sua intera vita all’arte e, infatti, nelle diverse interviste costantemente afferma che il suo vero amore è l’arte e non vuole che nulla e nessuno la allontanino da lei. La sua vita è puntellata da relazioni, anche lunghe e sincere, con uomini sposati, altolocati, ma mai nessuno è stato capace di intaccare e far vacillare il suo essere risoluta, la sua voglia di essere indipendente e di mostrarsi capace di seguire autonomamente la propria strada.

Il temperamento di Palma è sinonimo di determinazione, dinamismo e senso dell’azione. Proprio su quest’ultima qualità voglio portare l’attenzione. Fondamentali sono state la tenacia di Palma e suo voler agire nella protezione del patrimonio artistico del nostro paese.

Nel luglio del 1941 Palma è soprintendente alla Galleria e, quindi, è la responsabile della protezione delle opere artistiche che, a causa del conflitto mondiale, rischiano di essere depredate, oltre che distrutte. Si sente in dovere di tutelare tutte le opere, anche quelle che non le risvegliano un particolare interesse. Ed è un dettaglio che, a mio avviso, rende ancora più prezioso e carico d’onore il suo ruolo: sebbene seguisse idee che la portavano ad andare oltre la tradizione, a staccarsi dal passato per condurre la Galleria ad essere un museo innovativo e internazionale, non può e non dimentica il valore dei passi artistici fatti in passato. Ciò che sembra un dettaglio, in realtà è un grande segno di come Palma riconosca l’importanza che ogni singola espressione artistica ha lasciato all’interno dell’universo dell’arte. L’essere neutrale può apparire una peculiarità dovuta, ma se ci riflettiamo bene, la neutralità è dote difficile da incontrare.

Palma si rende operativa e segue in prima persona a un vero e proprio piano di salvataggio. Pensa al luogo più sicuro per il trasferimento, e la scelta cade su Palazzo Farnese (Caprarola), ritenuto protetto in quanto distante da linee ferroviarie e da qualsiasi tipo di fabbrica, oltre che ambiente dalle caratteristiche idonee alla conservazione delle opere; è autrice di  inventari precisi e di inventari “falsi”, indispensabili alla tutela nell’eventualità di controlli; si mette lei stessa, assieme ai suoi aiutanti, a imballare accuratamente e riporre in casse di legno tutte le opere della galleria.

Il 7 novembre del 1941 Palma comunica di aver portato a dimora ca. 300 opere, e nel dicembre dello stesso anno conteranno nel complesso il trasferimento di 672 dipinti e 63 sculture.

Tuttavia, dopo I’8 settembre 1943 la situazione bellica appare drammatica, e l’arte è nuovamente in pericolp. Palma Bucarelli si rimette nuovamente all’opera: bisogna riportare le opere a Roma. Ma dove? Dopo una sentita opera di sensibilizzazione, altri soprintendenti si uniscono a lei e prezioso diviene l’intervento del Vaticano che permette nel dicembre dello stesso anno, lo stoccaggio di copiose opere d’arte presso Castel Sant’Angelo.

Il 6 febbraio 1944 iniziano i trasporti in alcune sue note si leggono queste parole che segnano la misura e il peso di responsabilità inteso in senso ampio, in senso collettivo: “…paurosa era la responsabilità davanti alla nazione che domani avrebbe chiesto conto del nostro patrimonio d’arte … Tremavamo per le nostre opere d’arte”.

Una sorta di amore protettivo verso un qualcosa a cui si sente vicina non solo personalmente, ma socialmente.

Ed è proprio questo binomio di relazione che Palma vive anche per la stessa Galleria che viene allestita con quella cura che si rivolge alla propria “casa”. Le piace il silenzio del museo, la biblioteca le regala la tranquillità di un’atmosfera propizia, come lei stessa scrive, alla meditazione e agli esercizi spirituali. L’ufficio che Palma ha scelto è rivolto al salone della biblioteca proprio per poter raggiungere facilmente i volumi di cui ha bisogno. I dipinti sono vivi, le tengono compagnia e così le sue giornate trascorrono assieme, ad esempio, al dipinto di una donna di Renoir, i dioscuri di De Chirico. Nel museo lei stessa scrive: “…sono padrona assoluta del tempo e dello spazio. Mi sembra di avere finalmente un’enorme casa piena di libri e di quadri, il mio sogno”.

  1.  “Il museo come avanguardia. Palma Bucarelli”, di Mariastella Margozzi, Electa, Milano
  2. “Regina di quadri. Vita e passioni di Palma Bucarelli”, di Rachele Ferrario, Le Scie, Mondadori, Milano.