Rivista bimestrale di cultura e costume Registrazione presso il Tribunale di Roma nr. 170/2012 dell'11/06/2012

Liberi di leggere

di Francesca Pacini

Tempo di lettura: non pervenuto

 Quanto tempo ci mettiamo  a leggere un articolo? Il tempo che ci pare. In un mondo sempre più ipertecnologico, sorvegliato da algoritmi, robot, computer parlanti e intelligenze artificiali a compensare l’umana ottusità,  vogliamo controllare anche il tempo di lettura?

Non siamo Bianconigli. E per fortuna. Non dobbiamo correre. Il tempo è una delle poche cose che ci restano a disposizione, e siamo noi a decidere come usarlo. Specialmente il tempo della lettura. Un tempo soggettivo, un tempo che può essere veloce oppure lento. Un tempo che non deve essere suggerito da nessuno.

Perché il tempo di lettura suggerisce l’idea che la rapidità sia un bene, un vantaggio.  “Tempo di lettura: 4 minuti”. Ah beh, allora mi posso fermare qui. Allora vale la pena. E così stiamo riducendo, ogni giorno di più, l’approfondimento. Tutto deve essere breve, pronto a essere consumato ( e gettato).

Siamo già assillati da informazioni pressanti che ci obbligano al multistaking, all’apertura di così tante “finestre” che la nostra mente finisce per prendersi la polmonite. E tutto deve essere velocissimo.  Lasciateci almeno leggere come ci pare.

Non importa sapere quanto durerà un articolo. Durerà il necessario.

L’occhio del Grande Fratello digitale somiglia  sempre di più a quello del regno di Sauron.

Siamo catalogati, archiviati, riesumati a piacimento in quello che diventa ogni giorno di più un capitalismo di sorveglianza.

Lasciateci almeno l’anarchia della lettura. Chissenfrega del tempo. Il tempo, per ora, è ancora nostro. Solo nostro.