Rivista bimestrale di cultura e costume Registrazione presso il Tribunale di Roma nr. 170/2012 dell'11/06/2012

Essere Brad

di Paolo Maragoni

Sei di nuovo qui.

Inattesa. Ti lascio entrare. Determinata, al solito, senza una parola ti avvii in salotto, lasci cadere il soprabito sul divano e siedi in poltrona. Chiudo la porta e ti raggiungo.

Dal tuo profumo è già usurpata la stanza.

«Scotch liscio» chiedi, fissando i miei occhi.

Niente anestetici per la tua gola: né acqua, né ghiaccio, ami il ruvido liquido che raschia l’esofago, scendendo ad ampie sorsate. Hai gusti decisi: come chi ha fatto troppo e visto di più.

Non ti lascio bere sola. Non è l’ora per un drink, ma sorseggio dal tumbler, senza fretta.
Siedo sulla poltrona di fronte e ti ammiro: lussuosa, capelli neri lucenti scesi sulle spalle.

Bruci la sigaretta. Sai che non mi piace, ma tu concedi poco alle mie opinioni.

«Inconsistenti, come i riccioli di fumo» dici.

Quelli lenti, che lasciano le tue labbra vermiglie, e salgono sornioni, perdendosi sul soffitto rosa. Mi guardi, in silenzio, serri le labbra sulla Marlboro. Odio quando fumi, ma quella bocca mi turba.

Sei perfetta, aggressiva, mai volgare. Indossi il lusso con classe, esalti il tuo corpo senza ostentare. Gonna al ginocchio, gambe sovrapposte in velo di seta nero, mani affabili, dita gentili, unghie prugna.

Stai lì, muta, eppure è come se urlassi. Il movimento circolare della caviglia sospesa nella décolleté, cinta per non sfuggire, sfida il mio corpo: “vieni, toccami, prendimi”.

Spietata, tagliente.

Vorrei essere come il mio socio: guardarti dritta negli occhi, avvelenarti con le parole, quanto basta a farti capire che non puoi avermi. Non più. Restare sulla porta, guardarti andar via:

«E fai una cosa, Linda, non farti più vedere».

Ma non sono Brad, e so già come andrà a finire.

Rimarrò ammaliato da te, soffocato dalla tua essenza nera, e scivolando nei tuoi umori perversi affogherò nell’oblio. Perderò ancora, e ancora. Resterò in un’alba solitaria, gettato via tra lenzuola sfatte, pregne di effluvi dolceamari, di tossici sensi di colpa.

Resterò a fissare il maledetto cielo rosa, espiando l’ennesimo mancato rifiuto, schiantato dalla coscienza dei miei limiti. Vigliacco, sofferente, derubato. Ancora.

Quante volte avrei voluto essere come Brad.