Rivista bimestrale di cultura e costume Registrazione presso il Tribunale di Roma nr. 170/2012 dell'11/06/2012

Dove abitano le parole

Estratto dagli scritti di Virginia Woolf

“Sono le parole le vere colpevoli. Sono fra le cose più indisciplinate, più libere, più irresponsabili e più riluttanti a lasciarsi insegnare. Ceto, possiamo sempre prenderle, suddividerle e metterle in ordine alfabetico nei dizionari. Ma le parole non vivono nei dizionari. Vivono nella mente. Se ne volete una prova, pensate a quante volte, nei momenti di maggiore emozione, vi capita di non trovarne nessuna quando più ne avreste bisogno.

Eppure il dizionario è lì, a vostra disposizione. Ci sono mezzo milione di parole tutte in ordine alfabetico. Ma potete davvero usarle? No, perché non vivono nei dizionari. Vivono nella mente. (…) E come vivono nella mente? Nei modi più strani, non vivono molto diversamente  dagli esseri umani; vagando qua e là, innamorandosi e accoppiandosi. Ẻ indubbio che siano molto meno limitate di noi dalle convenzioni e dai cerimoniali. Parole regali possono permettersi di accoppiarsi con le più comuni. Parole inglesi sposano parole francesi, tedesche, indiane, e di colore se gli salta in mente di farlo. (…) Per questo, imporre regole a tali impenitenti vagabonde è del tutto inutile. Le poche regole di grammatica e di ortografia esistenti sono le uniche restrizioni che potremmo imporre loro.

Al massimo possiamo dire di loro – man mano che le spiamo dal profondo limite della caverna scura e male illuminata in cui vivono – che sembrano preferire la gente che ama e che pensa prima di usarle, ma non deve essere gente che pensa e che sente a loro, ma a qualcosa di diverso.

Perché sono molto sensibili, e si sentono facilmente a disagio. Non amano che si discuta della loro purezza o della loro impurità (…). E non amano essere sollevate in punta di penna ed esaminate una per una.

Restano sempre unite in frasi, in paragrafi, e a volte per intere pagine di fila.

Odiano essere utili; odiano dover far soldi, odiano andare in giro a tenere conferenze.

In breve, odiano qualcosa cosa imponga loro un unico significato, o che le immobilizzi in un’unica posa, perché cambiare fa parte della loro natura.

E forse è proprio questa la loro caratteristica più sorprendente; il bisogno di cambiare. Perché la verità che cercano di affermare ha tante facce (…). E quando le parole vengono inchiodate a un unico significato, ripiegano le loro ali e muoiono.”