Rivista bimestrale di cultura e costume Registrazione presso il Tribunale di Roma nr. 170/2012 dell'11/06/2012

Giustizia: voci al femminile

di Daniela Mainenti

Dove prendono forma le leggi? Che ruolo hanno le donne all’interno di questo processo? Uno sguardo professionale, e femminile, in questi luoghi in cui nascono i nostri diritti, e i nostri doveri.

 

Nel cuore del dibattito legislativo, dove le leggi prendono forma e il futuro di un paese viene scritto, il ruolo delle donne – spesso invisibile ma essenziale – emerge con forza dalla mia esperienza personale come tecnico legislativo, ruolo che ho avuto la fortuna e il privilegio di ricoprire in vari momenti della mia carriera accademica. Sebbene non ami parlare di me, ritengo sia importante far comprendere, a partire dal lavoro svolto, che questa posizione, benché poco nota al grande pubblico, rappresenta uno degli aspetti più sofisticati e cruciali nella creazione delle norme. Essa richiede non solo una profonda conoscenza giuridica, ma anche un’acuta sensibilità verso le esigenze della società e la capacità di mantenere coerenza all’interno del complesso sistema legislativo. L’attività di redattrice di leggi ha avuto inizio con una pietra miliare: la stesura della prima proposta di legge sulla imprenditoria femminile in Sicilia. Proposta redatta per conto della FIDAPA, associazione nazionale delle donne imprenditrici, e presentata da Simona Vicari, all’epoca unica deputata regionale donna. Questa legge, purtroppo bocciata dall’Ars, rappresentava un primo, audace passo verso il riconoscimento dell’importanza dell’imprenditoria femminile nel tessuto economico regionale. Da quel momento, il lavoro ha abbracciato sfide sempre più significative, come la redazione della prima legge antiracket e antiusura della regione Sicilia, coordinata dall’allora Presidente della commissione regionale antimafia, on. Granata, che ha posto le basi per una migliore protezione dei cittadini e delle imprese contro una delle piaghe più oscure della nostra società.

Dalla linea scientifica dedicata ai sistemi sanzionatori europei in materia di pesca illegale, l’impegno è poi proseguito collaborando con vari movimenti politici e organizzazioni di categoria per definire gli emendamenti alla legge n. 154 che, nel 2016, aveva inasprito significativamente l’impianto sanzionatorio causando un effetto distorsivo nel quadro concorrenziale europeo a danno delle nostre marinerie, senza definire una puntuale e chiara differenziazione tra le varie fattispecie. Questo lungo lavoro che ha prodotto molteplici studi scientifici a supporto delle argomentazioni offerte alla attività di lobbysmo trasparente delle associazioni più rappresentative del settore sia a livello nazionale che sovranazionale, ha evidenziato, con sempre maggiore forza, come il lavoro di redazione normativa possa influenzare direttamente la politica attiva e le decisioni governative.

Non sono mancate le collaborazioni importanti con le principali associazioni ambientaliste, dato il privilegio di lavorare a stretto contatto con il WWF nella redazione degli emendamenti di natura penalistica della legge cosiddetta “Salva Mare”, nonché le riunioni a livello europeo che hanno raccolto le osservazioni proposte in materia di revisione del regolamento sui controlli, un passo importante per la tutela del nostro patrimonio marino. Fino a giungere alla materiale stesura della prima legge regionale sulla pesca di cui si è dotata la Sicilia a tutela del proprio ambiente, delle attività connesse e delle proprie identità alimentari

Per non dire della collaborazione con la Direzione Nazionale Anticrimine, suggerendo qualche opportuno correttivo alle norme sulla violenza di genere e la gestione dei beni confiscati, o con rappresentati parlamentari per la stesura delle norme contro il voto di scambio politico mafioso o una migliore definizione dell’art. 4-bis dell’ordinamento penitenziario per contenerne il depotenziamento dopo la sentenza “Viola” della CEDU, tutte esperienze professionali, culminate con la redazione del nuovo art. 425 c.p.p. della riforma Cartabia sulla regola di giudizio nell’udienza preliminare, che hanno rappresentato altri importanti esempi di come il drafting legislativo, seppur in sordina, sia un campo di battaglia quotidiano per la giustizia e l’equità.  Ogni testo redatto, ogni articolo di legge a cui ho contribuito, è stato il tassello di un mosaico più grande, una lotta per un’equità, appunto, che va oltre il genere e tocca le radici stesse della giustizia sociale. Il ruolo del tecnico legislativo, dunque, non è solo quello di un architetto del diritto, ma di un custode dei principi e del progresso. Il drafting legislativo è dunque un viaggio con una bussola costante che deve raccogliere sul nascere i bisogni della collettività e tradurli tecnicamente in norme generali e astratte come richiesto dal nostro sistema giuridico. È in questo ambito così tanto cruciale, come in tutti i livelli del processo legislativo, del resto, che deve essere sottolineata l’importanza della presenza femminile attiva e influente.

È essenziale che le voci femminili non solo partecipino, ma guidino, nelle aule dove il futuro delle nostre leggi viene deciso, per sperare in una società che valorizzi equamente ogni suo membro, indipendentemente dal genere.